di Andrea Gröbner (senior partner)
Prima di soffermarci sugli eventuali benefici di una rendicontazione di sostenibilità su base volontaria, ci vorremmo porre le seguenti domande:
perché la rendicontazione di sostenibilità è così divenuta così importante?
quali possono essere le finalità e i vantaggi della rendicontazione di sostenibilità per tutte le diverse parti in causa e non per ultimo, per l’impresa target stessa?
Per l’UE la rendicontazione di sostenibilità è uno strumento fondamentale per raggiungere, attraverso il principio della sussidiarietà e il pieno coinvolgimento del modo finanziario ed imprenditoriale, la tanto auspicata limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C in linea con l'accordo di Parigi e l'obiettivo dell’UE di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Quindi, dall'Unione Europea è stato messo a segno l’Action Plan sulla Finanza Sostenibile che a sua volta definisce le misure per orientare il mercato finanziario verso uno sviluppo sostenibile. Il concetto è di tipo inclusivo e premiale: se l’impresa migliora la sua sostenibilità, il suo sforzo deve essere riconosciuto e ricompensato dal mercato dei capitali (ndr. sempre più orientato a sostenere le imprese green), dal sistema finanziario e bancario in senso stretto e non in ultimo dalla PA, che a sua volta, con le più diverse misure di contribuzione o defiscalizzazione, sosterrà sempre più intensamente il cammino delle imprese verdi.
Per il SISTEMA BANCARIO e i mercati finanziari ampliare il proprio sistema di rating con la costruzione di un rating di sostenibilità significa poter distinguere tra imprese più sostenibili ed imprese poco o per niente sostenibili e quindi, valutare meglio e in maniera dinamica, la rischiosità dei propri impieghi rispetto allo specifico livello di sostenibilità, le prospettive di sviluppo e la continuità nel tempo dei clienti inclusi nel proprio portafoglio.
Su questo non c’è da teorizzare e non sussistono dubbi di sorta. Infatti, nel sito web della Banca d’Italia si legge così:
la Banca continuerà a investire anche in questi settori, ma privilegiando al loro interno le imprese che hanno avviato un percorso per la transizione energetica. Tale strategia d'investimento, oltre a favorire il processo di trasformazione verde dei settori economici, consentirà alla Banca di essere meno esposta alle imprese a maggior rischio di transizione e allo stesso tempo di diversificare la composizione settoriale del portafoglio includendo settori che comunque continueranno a svolgere un ruolo rilevante nel sistema economico
La Banca adotta una visione ampia di sostenibilità per i propri investimenti, che comprende gli aspetti ambientali, sociali e di governo societario (ESG), privilegiando le imprese: a) attente all'utilizzo responsabile delle risorse naturali e al loro impatto sugli ecosistemi; b) che mantengono adeguate condizioni di sicurezza, salute, giustizia, parità e inclusione; c) che generano reddito e lavoro nel rispetto di principi etici e con i migliori assetti di governo societario.
Non può quindi sorprendere che oggi le banche siano sempre più allenate ad esaminare nuovi e diversi fattori qualitativi come, ad esempio, l'impatto delle attività aziendali sull’ambiente, l’utilizzo di energie rinnovabili, gli investimenti in impianti a basse emissioni di Co2, il funzionamento dell’economia circolare di una impresa, piuttosto che il welfare aziendale o l’assetto più consapevole e prudente di una governance basata sulla compliance e su di un buon sistema di controllo interno.
E per le IMPRESE?
Prescindendo dai propri valori sociali, c’è una reale opportunità per un ’imprenditore che comprende queste dinamiche, che intuisce come oggi sia più opportuno relazionarsi in maniera più ampia con le proprie banche e, soprattutto che, si muove in anticipo rispetto ad altri concorrenti.
Per le PMI non ancora obbligate alla rendicontazione di sostenibilità, che vogliano quindi procedere su base volontaria, c’è la concreta opportunità di diversificarsi dalle imprese legate agli schemi tradizionali, ottenendo una serie di vantaggi su due versanti diversi:
- Immagine di impresa innovativa, più moderna e smart, con evidenti benefici nella comunicazione e nel marketing aziendale;
- Miglioramento della finanza aziendale, attraverso:
-migliore accesso ai capitali di rischio;
-maggiore facilità nell’accesso al credito;
-un costo dei finanziamenti solitamente più basso rispetto a quello tradizionale (anche di 1 o 2 punti%);
-l’accesso a forme di finanziamento innovative, e la possibilità di rientrare nei criteri richiesti dai bandi di finanza agevolata come per esempio quelli del PNRR.
Poi non bisogna neanche dimenticare che, anche se alcune imposizioni normative in tema di sostenibilità riguardano in primo luogo grandi imprese, ad essere coinvolta è in realtà tutta la catena del valore, includendo anche le Pmi che sono i fornitori di queste realtà produttive, esattamente come già avvenuto in alcuni settori dell’economia nel passato (es. nell’automotive con l’ISO 9000 quando la Fiat poneva questo requisito fondamentale ai propri fornitori di materia prima).
Infatti, nell’ottica della direttiva CSRD assume particolare rilevanza un concetto di “ensamble” o di “bundling” nel senso che la rendicontazione includerà la Catena del valore in due direzioni della filiera alla quale appartiene la società oggetto di rendicontazione e cioè:
-a monte (upstream) ed
- a valle (downstream).
Una simile concatenazione di processi commerciali e soprattutto produttivi richiede evidentemente una specifica attività di tipo “due diligence” che a sua volta si basi e su una analisi e valutazione materialità per non disperdere la rendicontazione su aspetti che non siano centrali rispetto all’attività “core”.
Nell’immediato futuro, infatti sempre più l’impresa posta più a valle rispetto al consumatore finale richiederà alle imprese a monte della filiera, il rispetto di specifici requisiti o standard etico-sociali, ambientali e di trasparenza per non essere penalizzata dal mercato.
Ci si può quindi attendere uno scambio sistematico di dati, per esempio, sulla tracciabilità dei prodotti e delle materie prime che li compongono; quindi, un controllo sistematico sui requisiti minimi di una filiera che diventa sempre più trasparente e che dialoga con le parti sociali, come se si trattasse di un unico gruppo di imprese tra di loro collegate e che condividono la medesima mission.
Che chance di successo commerciale potrebbe avere oggi un produttore, per esempio, di cioccolata di qualità se si scoprisse che il cacao estratto in un paese del Sudamerica fosse lavorato da bambini minorenni ridotti in schiavitù?
Che chance potrebbe avere un produttore di un macchinario che inquina sensibilmente più della media dei concorrenti?
Che chance potrebbe avere un campeggio costruito con materiale plastico rispetto ad un campeggio costruito con legno e senza fare uso di collanti?
Quindi, l’impresa che già oggi ha un basso footprint 1 e 2 o che riuscirà a conseguire importanti miglioramenti nel prossimo futuro e che non ne è consapevole o che non comunica questi risultati, perde una importante occasione di vantaggio competitivo.
A questo punto non può più sorprendere l’inclusione nel set delle informazioni che costituiranno la rendicontazione di sostenibilità della catena di valore dell’impresa, come detto, ricomprendendo in questo non solo le informazioni sui prodotti e/o sui servizi, ma anche tutte le informazioni riguardanti la catena di fornitura in quanto tale.
Per le imprese che affronteranno una specifica due diligence o una relativa acquisizione di dati e di informazioni a valle e a monte è tutto sommato una occasione eccezionale per conoscere meglio i propri partner di filiera senza che questa esigenza possa essere travisata come una invadenza o una ricerca di informazioni commerciali riservate.
Concludendo, in letteratura è sempre più diffusa la convinzione che le aziende in grado di produrre risultati positivi per ambiente e società siano proporzionalmente più performanti nel lungo periodo nel raggiungere migliori risultati di business e allo stesso tempo si contraddistinguono per un maggiore “live time value”.